Credo molto nel concetto di squadra. Questo pensiero nasce dal mio passato nel mondo dello sport e contamina tutti gli altri ambiti della mia vita.

A mio modo di vedere dovrebbe essere un concetto da insegnare dentro le scuole perché è talmente importante per far evolvere la società, soprattutto in questo momento storico, che “giocare di squadra” rappresenta una necessità.

Attenzione perché ti sto per dire una cosa fondamentale e che sono sicuro ti turberà un po’.

Sono un sostenitore del concetto di squadra ma sono anche una persona che le studia e ci lavora da tempo. 

E’ proprio per questo affermo con certezza che la squadra è individualismo allo stato puro. Da leader hai l’obbligo di saperlo perché ignorare questo concetto è come ignorare l’iceberg in lontananza per il Titanic.

E allora in questo articolo voglio darti la spiegazione alle affermazioni che ho appena fatto. Nel farlo mi aiuterò con la Piramide di Maslow. Se non conosci questa teoria, non ti preoccupare perché a breve te ne parlerò.

L’individualismo nelle squadre

Come ti dicevo la squadra si fonda sul concetto di individualismo. Adesso fermati un attimo a pensare a quello che ricevi quotidianamente dallo stare all’interno di un team.

Provo ad anticipare la tua risposta: Gratificazione per le numerose sfide che affrontate e vincete? Compenso economico che ti fa sentire sicuro o sicura in prospettiva futura? Autorealizzazione perché ti piace quello che fai e come lo fai?

Il punto non sono le domande che ti sto facendo e che potrebbero andare avanti senza limiti, il punto è che tu e le persone del tuo team siete lì prima di tutto per soddisfare una serie di bisogni individuali.

E più ognuno riesce a soddisfare questa serie di bisogni e più è disposto a dare alla squadra e a mettere in comune impegno, competenze, sacrificio e quant’altro.

Vale per il concetto di squadra nello sport, in azienda e nella vita di tutti i giorni. Ogni sistema che si fonda su collaborazione e obiettivi ha alla base questa venatura di individualismo.

E allora, come ti dicevo, se guidi una squadra devi farti proprio questa domanda: Quali sono i bisogni che ogni singola persona cerca di soddisfare all’interno della nostro team?

Quante volte te la sei fatta questa domanda? Ma soprattutto, te la sei mai fatta? 

Adesso arrivo alla piramide di Maslow ma prima ti porto la mia esperienza quando, giovane mi approcciavo con le prime squadre che allenavo. Questo concetto, ossia quello di capire i bisogni delle persone, non faceva proprio parte del mio bagaglio mentale. 

Il risultato era che le persone si sentivano incomprese e insoddisfatte. E persone che si sentono così, secondo te, come possono performare?

E allora è importante comprendere quali sono i bisogni che spingono l’atleta, il collaboratore, il collega a mettere in comune, a dare, a performare dentro una squadra. 

I bisogni e la piramide di Maslow

Siamo esseri umani e ci piace mettere un etichetta a tutto, ci piace catalogare. E cosa c’è di meglio della Piramide di Maslow per catalogare i bisogni?

Presumo tu l’abbia già sentita nominare perché lo psicologo Abraham Maslow la teorizzo nel 1954. Ha qualche anno ma ti assicuro che se li porta benissimo!

La teoria gerarchizza i bisogni umani creando un nesso tra tutti: Ogni uomo può raggiungere l’autorealizzazione (il vertice alto della piramide), quello stato di piena soddisfazione mentale e fisica, a patto che tutti gli altri bisogni siano soddisfatti.

Infatti, se l’autorealizzazione è il vertice, all’opposto, alla base della piramide, troviamo il punto di partenza: i bisogni fisiologici (respirare, mangiare). Se riusciamo a mettere il cibo in tavola allora passiamo alla fascia dei bisogni legati alla sicurezza in tutte le sue sfaccettature. 

Se soddisfiamo anche questi passiamo alla fascia dei bisogni legati all’appartenenza e poi a quelli di stima

Al di là di questa categorizzazione anzi (vuoi approfondire questo modello ti suggerisco la lettura di “Motivazione e personalità” di Maslow ) è importante capire una cosa:

Ogni persona ha le sue priorità di bisogni e comprenderli significa creare un clima il più possibile performante, soddisfacente per il singolo e per la squadra.

Ora sono sicuro che ti starai chiedendo: “Non posso mica sprecare tempo a catalogare tutti i bisogni dei miei collaboratori?” E se invece di sprecare tempo, fosse un investimento sulle relazioni, sul clima di squadra, sulle performance?

E allora per essere dei veri leader, c’è bisogno che tu investa tempo nel comprenderli. Ti assicuro che così facendo si hanno in mano le chiavi di lettura per far girare bene il tuo team.

Come comprendere i bisogni individuali

Adesso la domanda è: Come è possibile comprenderli? La risposta potrebbe essere avendo tatto, percependo i segnali che mandano  le persone. 

Ti faccio l’esempio: se una persona non è euforica quando riceve un amento o un premio, probabilmente la sfera economica non gli interessa. Forse potrebbe non sentire soddisfatti i bisogni legati alla stima. Quindi non riesce a coltivare le relazioni perché il lavoro è diventato quasi un ossessione, si porta il da fare a casa, tralasciando appunto le relazioni.

Avere tatto significa anche domandare, molto banalmente!. Se percepiamo il “quite quitting“di una persona, facciamogli un po’ di domande per sondare quale bisogno inespresso e insoddisfatto c’è alla base. Non è detto che troveremo la risposta, ma rinunciare a capire sarebbe già una sconfitta in partenza.

Insomma, vista l’importanza di questo aspetto, sonda e capisci quali bisogni hanno i tuoi collaboratori. Aiutati con la Piramide di Maslow per collocarli all’interno di una cornice e comprendere in che fase è quella persona. Fatto questo la palla è nelle tue mani: sarai tu a comprendere quali azioni intraprendere.