Il magazine fortune nel 2016 ha stilato la lista dei 50 migliori leader del mondo ricomprendendo da personalità politiche e istituzionali fino ad arrivare a grandi imprenditori.

Osservando più da vicino le storie e i risultati ottenuti da queste persone (ma anche di altri grandi personaggi) che hanno espresso grandi doti di leadership, molto spesso ci si domanda se effettivamente queste persone siano “predestinate” ai loro successi.

E allora, qual è l’elemento che ha portato queste figure ad esprimere il massimo delle loro potenzialità come leader?

Il talento

Probabilmente ti sarà passato per la testa che sono persone con un “X factor” che le rende diverse dagli altri. Insomma, i leader hanno un qualche talento non ben definito che le ha portate a raccogliere, piano piano, un successo dopo l’altro.

Se realmente fosse così dovresti rassegnarti al fatto che il raggiungimento dei tuoi risultati da leader è affidato un po’ al caso. Se ti capita il turno buono e sei tra i fortunati, allora auguri! Insomma, una specie di roulette, dove invece che tra rosso e nero, le possibilità si dividono tra capacità e inettitudine. 

Pensare in questo modo sarebbe riduttivo, o meglio, uno dei tanti modi per trincerarsi nella propria comfort-zone.

Non solo il talento

Questa interpretazione racconta un po’ la storia che “provarci è inutile” se non hai talento, tagliando di netto la possibilità di raggiungere determinati risultati. E se invece lo hai, fai affidamento solo su quello e otterrai ottimi risultati. 

Se il tuo talento fosse “avere una bella voce” e dovessi affrontare una platea di 1000 persone in una convention aziendale, ti affideresti solo ed esclusivamente al tuo talento per parlare di fronte a loro?

Probabilmente la risposta sarebbe “NO”. Verosimilmente punteresti su una buona preparazione in termini di argomenti. Ripeteresti il discorso decine di volte al giorno e cureresti l’intonazione della voce per non annoiare il pubblico.

L’elemento che fa la differenza

Il punto, dunque, è che la storia del talento non regge. Forse sarebbe più appropriato parlare di predisposizione. Ogni persona nasce o sviluppa nel corso della vita delle propensioni, ossia attitudini particolari che rendono la costruzione delle abilità un po’ più facile.

Il 90% di quello che costruisce grandi abilità è l’allenamento e la voglia di miglioramento

Un atleta sa benissimo che i propri risultati sono direttamente proporzionali alla fatica e al sudore speso in palestra, per aumentare di un millesimo la sua prestazione. 

Questo concetto si può applicare anche alla leadership. Essere un buon leader è il risultato del costante allenamento teso al miglioramento delle proprie predisposizioni (e non solo di quelle), con la consapevolezza che per ogni “grammo di fatica”, corrispondono piccoli ma costanti miglioramenti.

Per rispondere alla domanda: “leader si nasce o si diventa?” le risposta è SI DIVENTA. Ad una sola condizione però: Essere disposti ad investire ore ed ore nella propria crescita personale, accettando le sfide e gli insuccessi che potrebbero presentarsi durante il percorso. 

Affermare di non avere talento in qualcosa, nasconde la pigrizia del non mettersi in gioco. 

Assumersi le proprie responsabilità ed iniziare un percorso di miglioramento costante delle proprie abilità è il primo gradino di una lunga scala che condurrà al successo.